Riserva Naturale Orientata “OASI DEL SIMETO”
I sentieri e il Centro Polifunzionale "Torre Allegra" sono percorribili e fruibili tutti i giorni dall'alba al tramonto.
COME RAGGIUNGERE IL CENTRO POLIFUNZIONALE DELLA RISERVA
Da Catania percorrendo la Strada Statale 114 per Siracusa, prima del ponte "Primosole" sul Fiume Simeto, al km 108, a sinistra vi è il cancello di ingresso con attiguo parcheggio, dove è possibile lasciare l'auto e da dove iniziano i percorsi, di cui uno arriva al Centro Polifunzionale "Torre Allegra", riferimento dell'area protetta. Le coordinate sono 37.415472, 15.073194 E » Vai alla mappa
COME RAGGIUNGERE IL CENTRO POLIFUNZIONALE DELLA RISERVA
Da Catania percorrendo la Strada Statale 114 per Siracusa, prima del ponte "Primosole" sul Fiume Simeto, al km 108, a sinistra vi è il cancello di ingresso con attiguo parcheggio, dove è possibile lasciare l'auto e da dove iniziano i percorsi, di cui uno arriva al Centro Polifunzionale "Torre Allegra", riferimento dell'area protetta. Le coordinate sono
37° 24' 55.7'' N - 15° 04' 23.5'' E
Sezione in allestimento
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Video
Pollo Sultano... un capolavoro ritrovato
Storia della reintroduzione in Sicilia
Produzione: Provincia Regionale di Catania
Riserva Naturale Orientata "Oasi del Simeto "
da: Acqua, Terra e Fuoco, viaggio nella terra del mito
Produzione: Provincia Regionale di Catania
La Fauna
Gli ambienti che costituiscono l’Oasi del Simeto, ognuno per le proprie caratteristiche vegetazionali, offrono rifugio a una vasta varietà di uccelli, molti dei quali trovano qui le condizioni adatte per la nidificazione. Oltre alle specie stanziali è possibile osservare durante il passo primaverile e autunnale, molte specie migratorie, alcune delle quali si fermano per svernare.
Reale (Larus cachinnaus), lo Zafferano (Larus fuscus), il Comune (Larus ridibun dus) e il Corallino (Larus melanophalus).
I Limicoli come: il Piro piro piccolo (Actitis hypoleucos), il Gambecchio (Calidris minuta), la Pantana (Tringa nebularia) e il Corriere grosso (Charadrius hiaticula).
Altri ospiti del litorale sabbioso sono:
la Berta maggiore (Procellaria diomedea), il Piovanello (Calidris ferruginea), l’Avocetta (Recurvirostra avosetta), la Beccaccia di mare (Haemathopus ostralegus), Fraticello (Sterna albifrons), il Mignattino (Chlidonias niger).
L’ambiente costituito dalle dune, per le sue particolari associazioni vegetazionali, è frequentato solo da alcune specie di uccelli, tra queste è facile notare: il Succiacapre (Caprimulgus europaeus), la Sterna comune (Sterna hirundo), la Monachella (Oenanthe hispanica) e il Trombettiere (Rhodopechys githaginea).
Gli ambienti palustri e fluviali, per la loro tipica vegetazione, ospitano la maggior parte dell’avifauna presente nell’Oasi. Ricordiamo il Germano reale (Anas platyrhynchos), il Mestolone (Anas clypeata), l’Alzavola (Anas crecca), il Codone (Anas acuta), il Fischione (Anas penelope), il Cormorano (Phalacrocorax carbo), la Nitticora (Nycticorax nycticorax), l’Airone bianco maggiore (Egretta alba), la Garzetta (Egretta garzetta), la Canapiglia (Anas strepera), il Moriglione (Aythya ferina), la Moretta (Aythya fuligula), la Pavoncella (Vanellus vanellus), il Piviere dorato (Pluvialis apricaria), il Chiurlo (Numenius arquata) e il Beccapesci (Sterna sandvicensis).
Durante la migrazione primaverile si può osseravare la Sgarza ciuffetto (Ardeola ralloides), l’Airone rosso (Ardea purpurea), la Spatola (Platalea leucorodia), il Mignattino (Chlidonias niger), il Falco pescatore (Pandion haliaetus), la Pittima minore (Limosa lapponica) e il Forapaglie Castagnolo (Lusciniola melanopogon).
Durante il periodo estivo la Riserva ospita specie nidificanti a volte rare per la Sicilia come la Moretta tabaccata (Aythya nyroca), che nidifica tra le canne più folte, il Tarabusino (Ixobrycus minutus), e la Nitticora (Nycticorax nycticorax), che predilige ambienti alberati in particolare i salici.
Grazie ad un recente intervento di reintroduzione, dal 2002 nidifica anche il Pollo Sultano (Phorphyrio porphyrio), un rallide dal piumaggio blu iridescente scomparso dalla Sicilia a partire dagli anni cinquanta.
Altre specie nidificanti sono: il Cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus), la Cutrettola capocenerino (Motacilla flava cinereocapilla), la Cannaiola (Acrocephalus scirpaceus), il Pendolino (Remiz pendulinus), la Folaga (Fulica atra), il Fratino (Charadrius alexandrinus), il Martin Pescatore (Alcedo atthis), l’Usignolo di fiume (Cettia cetti) e la comune Gallinella d’acqua (Gallinula chloropus).
Lo specchio di mare antistante il territorio della Riserva è frequentato dalla Sula (Sula bassana), dallo Svasso maggiore (Podiceps cristatus), dallo Svasso piccolo (Podiceps nigricollis) e dal Tuffetto (Podiceps ruficollis).
Interessante è la presenza costante in inverno del Falco di palude (Circus aeruginosus).
L’Oasi delSimeto oltre ad essere una zona umida di notevole importanza ornitologica è caratterizzata anche dalla presenza di piccoli mammiferi, insetti, rettili e anfibi.
A differenza dell’avifauna, le conoscenze di questi gruppi animali sono ancora oggi del tutto limitate.
Dei piccoli mammiferi il più diffuso è il Coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus).
Molto cumuni sono i piccoli roditori come il Topolino delle case (Mus domesticus) e il Topo selvatico (Apodemus sylvaticus). Sono presenti anche la Donnola (Mustela nivalis) e la Volpe (Vulpes vulpes). Meno diffuso è il Riccio (Erinaceus europaeus).
Alcuni insetti presenti nella riserva hanno una loro peculiare importanza.
Della famiglia degli Ortotteri si ricorda il Cicalone (Brachytrupes megacephalus), dei Coleotteri più importanti sono lo Scaritino (Scarites laevigatus) e lo Scaritone (Scarite buparius). Si può, inoltre, osservare il Pachypus caesus uno scarabeide endemico della Sicilia e la Poliphylla ragusai, un coleottero molto raro.
Dei rettili è nota la presenza del Colubro leopardino, della Natrice dal collare, del Biacco, delle Lucertole siciliane (Podarcis wagleriana e Podarcis sicula), del Ramarro e del Gongilo. Altra presenza particolarmente significativa è quella della Tartaruga di palude, oggi meno diffusa a causa della antropizzazione dei luoghi. Fino a pochi anni fa veniva a depositare le uova sugli arenili della foce del Simeto anche la famosa Tartaruga marina (Caretta caretta).
Infine per quanto riguarda gli anfibi è facile osservare il Rospo comune la Raganella e la Rana esculenta.
La Vegetazione
Nonostante la persistente antropizzazione, il territorio entro cui ricade la Riserva Naturale Oasi del Simeto, è interessato da aspetti di vegetazione naturale di notevole pregio, tra cui taluni relitti del primitivo ecosistema palustre.
Attualmente si possono riconoscere tre differenti tipologie:
1) Vegetazione dunale
Ad una certa distanza dal mare il cordone dunale presenta, oltre alle dune embrionali un irregolare complesso di dune consolidate dalla tipica vegetazione psammofila.
Gli aspetti, a volte poco differenziati, sono costituiti dai tipici elementi floristici di questi singolari ambienti.
La vegetazione pioniera costituita prevalentemente dalla Salsola Erba-cali (Salsola kali), dall’Euforbia delle spiagge (Euphorbia peplis), dal Poligono marittimo (Polygonum maritimum), dalla Nappola italiana (Xanthium italicum), riesce a fissare le prime dune, grazie alla presenza di numerose specie perenni quali la Gramigna delle spiagge (Agropyron junceum), la Violaciocca sinuata (Matthiola sinuata), lo Zigolo delle spiagge (Cyperus kalli) e la Santolina delle spiagge (Otanthus maritimus). Dove è minore il disturbo antropico si osservano rade dune consolidate dallo Sparto pungente (Ammophyla littoralis), che con i suoi densi e grossi cespi frena l’azione eolica sulle sabbie.
2) Vegetazione palustre
I pantani salmastri, spesso separati dal mare da esemplari di Tamerici (Tamarix gallica e africana) che stabilizzano il cordone dunale, si estendono nell’interno. È qui che predominano gli aspetti a Giunco pungente (Juncus acutus) e ad Astro marino (Aster trifolium). Allorchè il suolo si presenta debolmente ricco di sali, periodicamente sommerso, predominano il Giunco marittimo (Juncus maritimus) e il Giunco maggiore (Juncus effusus).
Altrove e in condizioni di forte concentrazione salina nel suolo si ritrovano specie alofile quali la Salicornia radicante (Arthrocnemum perenne), la Salicornia europea (Salicornia europaea), la Salicornia glauca (Arthrocnemum glaucum) oltre alla Gramigna al lungata (Agropyron elongatum), all’Atriplice portulacoide (Atriplex portulacoides), alla Festuca falascona (Festuca arundinacea) e alla Gramigna litoranea (Agropyron pungens).
Nelle zone non soggette a sommersione s’insedia: l’Assenzio arbustivo (Artemisia arborescens), l’Atriplice alimo (Atriplex halimus), la Suaeda fruticosa (Suaeda fruticosa) e la Moricandia comune
(Moricandia arvensis).
3) Vegetazione fluviale
Lungo le rive del Simeto s’insendia una tipica pianta degli ambienti umidi, la Cannuccia di palude (Phragmites australis), che viene sostituita, nei siti a lungo impaludati, dalla Lisca a foglie strette (Typha angustifolia).
Sugli argini, sottoposti a drastici prosciugamenti nel corso dell’estate, domina la Lisca marittima (Bolboschoenus maritimus) che sopporta pure una moderata salinità del suolo.
Le sponde più asciutte del Simeto ospitano lembi di vegetazione arbustiva che costituiscono interessanti popolamenti a Tamerici (Tamarix gallica) e a Salici (Salix alba).
Vaste aree della pre-riserva (zona B) sono interessate da coltivazioni a cereali, a foraggere e agrumi, qui si ritrova la vegetazione infestante le colture con i suoi noti e mutevoli aspetti stagionali.
L’Ambiente Fluviale
Le rive del fiume Simeto ospitano una vegetazione Igrofila in cui domina la Cannuccia d’acqua (Phragmites australis) che costituisce una tipica associazione di questi ambienti spesso a carattere monofitico. I siti sottoposti a prosciugamento nel corso dell’estate sono caratterizzati da, più o meno, estesi Scirpeti,associazioni meno igrofile che sopportano anche una modesta salinità del suolo. Sono purefrequenti, nonostante il notevole disturbo antropico, delle formazioni boschive a Tamerici (Tamarix africana e gallica) a cui spesso si associano interessanti Saliceti. Di notevole interesse la presenza, lungo il medio corso del Simeto, di una entità di Salice endemica (Salix gussonei).
In questo ambiente trovano rifugio molte specie di uccelli nidificanti, in particolare la Moretta tabaccata (Aythya nyroca), il Porciglione (Rallus aquaticus), il Tarabusino (Ixobrychus minutus), l’Airone rosso (Ardea purpurea), la Cannaiola (Acrocephalus scripaceus), l’Usignolo di fiume (Cettia cetti), il Pendolino (Remiz pendulinus) che nidifica nella boscaglia di salice e recentemente, grazie alla sua reintroduzione dopo l’estinzione in Sicilia avventura negli anni cinquanta, nidifica anche il Pollo Sultano (Phorphyrio porphyrio). L’area della foce costituisce inoltre un luogo di sosta per le specie migratorie. In questo ambiente sono osservabili anche altre specie animali, molte delle quali vivono a stretto contatto con l’acqua, come gli Anfibi di cui ricordiamo la Rana verde minore (Rana esculenta), la Raganella (Hyla arborea) e il Rospo comune (Bufo Bufo).
Tra i Rettili è nota la presenza della Testuggine d’acqua (Emys orbicularis), del Gongilo (Chalcides ocellatus), del Biacco (Coluber viridiflavus) e della Biscia dal Collare (Natrix natrix). Dei roditori è possibile notare l’Arvicola terrestre (Arvicola terrestris).
L’Ambiente Palustre
Il cordone dunale separa dal mare alcuni pantani salmastri, che sono spesso protetti da grossi esemplari di Tamerici (Tamarix gallica e africana) in grado di stabilizzare le dune e proteggere le depressioni palustri.
Nella fascia più esterna dei pantani si riconoscono alcuni Giunchi (Juncus acutus e maritimus).
In alcune aree la presenza di isolati esemplari di sclerofille indica situazioni favorevoli alla ricostituzione della vegetazione originaria.
Interesse paesaggistico e scientifico destano talune sparute presenze di Olivastro (Olea europaea var. Oleaster), Lentistico (Pistacia lentiscus) e Fillirea (Phillyrea latifolia).
Interessante la presenza di entità nitrofile e alonitrofile.
In prossimità del Gornalunga e nelle zone vicine alla costa si osservano più o meno salicornieti.
Questi aspetti sono dominati, nel periodo primaverile-estivo, dalla presenza della Salicornia europea (Salicornia europea). Invece nei terreni prevalentemente limosi e argillosi e meno salmastri predominano gli aspetti a graminacee (Agro-pyron elongatum e pungens) Frequente pure un aspetto a macchia bassa con Atriplice alimo (Atriplex halimus).
Particolarmente interessante è l’avifauna osservabile in questo ambiente. Priolo e Ciaccio riportano fra le presenze importanti quella del Fenicottero (Phoenicopterus ruber), della Canapiglia (Anas strepera), della Pavoncella (Vanellus vanellus), del Gufo di palude (Asio flammeus) e del Cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus).
Talune segnalazioni riguardano pure la presenza di piccoli mammiferi, rettili e anfibi legati agli ambienti umidi.
L’Ambiente Dunale
È circoscritto dagli aspetti dunali e retrodunali.
Questi ultimi sono in massima parte interessati da rimboschimenti con essenze solo in parte autoctone.
Il vero ambiente dunale, nonostante la presente azione antropica, conserva ancora taluni aspetti divegetazione psammofila, caratterizzata dalla presenza di specie pioniere ed edificanti delle dune (Agropyron junceum, Ammophila
littoralis, Pancratium maritimum, Echinophora spinosa).
Particolare interesse, ai fini degli interventi di ripristino ambientale,hanno i relitti di vegetazione retrodunale che potrebbero evolvere verso la formazione di macchia a Lentisco (Pistacia lentiscus),a Fillirea (Phillyrea angustifolia e latifolia)e a Olivastro (Olea europaea var. oleaster).
Di rilevante importanza la presenza, in passato, di Ginepro coccolone (Juniperus macrocarpa).
Per questa entità è in corso un intervento di reintroduzione.
Questo ambiente è frequentato, inoltre, da una peculiare avifauna tra cui si annovera la Berta maggiore (Procellaria diomedea), il Beccapesci (Sterna paradisea), il Mignattaio (Plegadis falcinellus) e la Sgarza ciuffetto (Ardeola ralloides).
Notevole la presenza dei Gabbiani: Corallino e Corso (Larus melancocephalus e Larus sudcunii).
Un elemento caratteristico della Riserva è dato da alcuni insetti (sia Ortotteri che Coleotteri) che vivono nelle aree dunali, in particolare si ricorda il Cicalone (Brachytrupes megacephalus), lo Scaritino (Scarites laevigatus) e lo Scaritone (Scarites buparius).
La Presenza Umana
Le molteplici attività svolte dall’uomo nell’area protetta, soprattutto quelle a partire dagli anni ‘50, hanno in buona parte trasformato e ridotto l’ambiente naturale originario. Della vasta zona umida retrodunale indicata come Pantano di Catania, principalmente a seguito della rettifica del corso finale del Fiume Simeto, oggi resta ben poco.
Modifiche sono state apportate con la realizzazione di una rete di canali, che originariamente smaltivano acque piovane (Canali Buttaceto, Jungetto, ecc.), e che oggi scaricano anche acque reflue.
Anche i passati interventi di rimboschimento con l’uso di essenze vegetali non tipiche della zona quali
l’Eucalipto, il Pino ecc., hanno modificato l’ambiente naturale originario. Solo di recente è in corso una riconversione con l’uso di specie autoctone.
Ma l’attività dell’uomo che ancora oggi mette in seria difficoltà la salvaguardia e il perseguimento delle finalità istitutive della riserva, risiede nella presenza di centinaia di costruzioni abusive, aggregate in diversi villaggi, realizzati a partire dagli anni ‘70 e situate in parte a ridosso, o addirittura a lambire, la zona di riserva integrale.
I conseguenti impatti negativi sono molteplici: ad esempio basti pensare che, l’assenza di una pianificazione urbanistica e l’uso di criteri tipologici costruttivi non omogenei ha determinato, al di la della conseguente eccessiva pressione antropica nell’area protetta, un eccessivo degrado percettivo. Elevata vulnerabilità degli ambienti sottoposti a tutela con gravi alterazioni, è data dagli eccessivi prelievi idrici che gravano lungo tutto il corso del fiume Simeto.
Giova infine ricordare le attività agricole che, se da un lato in passato hanno trasformato e ridotto aree naturali originarie, dall’altro hanno sicuramente garantito la cura del paesaggio ed evitato l’abbandono dei terreni con conseguenti effetti negativi (incendi, cementificazione, ecc.).
Testi a cura dell'Ufficio Riserve Naturali, illustrazioni di Santo Pappalardo.